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mercoledì 18 luglio 2018

Marita Bartolazzi - La donna che pensava di essere triste

Giorno 129 (nel mio blog):

Ben ritrovati cari lettori, con una nuova recensione. Ringrazio la casa editrice "Exorma" per avermi inviato una copia del romanzo.

Titolo: La donna che pensava di essere triste
Autrice: Marita Bartolazzi
Casa editrice: Exorma
Genere: Narrativa
Anno: 2017

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Trama:

In una città senza tempo e senza nome, la donna che pensava di essere triste cerca chi possa cucirle la coperta di tristezza di cui ha bisogno. Una piccola folla di personaggi, non si sa se reali o immaginari, si rivela più prodiga di consigli che di aiuto: animali parlanti, sarti collezionisti, figli che abitano in un trafficato supermercato dei sogni, un monumento di bronzo annoiato e girovago. In aggiunta a tutto questo le giornate si popolano di presenze che sembrano avere le sembianze della protagonista. Parti di lei che si sono staccate in un tempo dimenticato continuando a vivere da sole, per conto loro, scelgono quel preciso momento per riapparire. Anche le notti sono ricche di avvenimenti: sogni, visioni, incontri si susseguono. Il racconto si snoda pienamente nella realtà e allo stesso tempo in una leggera, impercettibile, perfetta sfasatura. In un'epoca in cui quello che è vero sembra non avere più alcun privilegio sul falso, questo libro ci propone l'accesso a un mondo "diversamente credibile", come sempre ha fatto la letteratura: uno dei tanti mondi che affiancano le nostre giornate affannate e distratte. Un racconto-labirinto scritto in una lingua all'apparenza pacata, talvolta teneramente comica e malinconica, un'indagine che svela i retroscena nella vita di una donna volutamente qualsiasi e ci rammenta che dove crediamo di percepire qualcosa, spesso stiamo solo ricordando.

Commento/Recensione personale:

Mi dispiace dover ammettere che questo romanzo non mi ha convinta quasi per nulla. Si tratta di un romanzo in cui la trama promette bene e crea grandi aspettative per poi deludere con il suo contenuto vero e proprio.
Gli spunti narrativi sono buoni e gettano le basi per un ottimo romanzo, ma purtroppo non vengono sfruttati nel migliore dei modi. Alcune parti le ho trovate interessanti e offrono spunti di riflessione, ma vengono gettati lì senza alcun collegamento.
La narrazione è confusionaria e non-sense e crea confusione nel lettore, senza lasciar nulla di positivo se non totale caos.
Ho capito che la storia si incentra tutta sulla protagonista e sul proprio essere, ma non offre alcun tipo di spiegazione per poter chiamare questa opera "romanzo".
Al termine della lettura ho provato solo un vuoto, nulla di più.
Detto ciò, però, mi sento di consigliarlo in modo tale che qualcuno mi spieghi il senso e possiamo confrontarci pacificamente.

Alla prossima da:

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